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mercoledì 20 giugno 2012

Grottesco (recensione)

"Grottesco" di Patrick McGrath edito da Adelphi

Strana storia.
Soprattutto strano il modo con cui viene raccontata. Originale, o meglio irreale.
E' la storia raccontata, anzi, pensata (ma narrata! Perché tu che leggi in realtà  ascolti e sei interpellato! Ti ci si rivolge di continuo e non puoi sentirti 'estraneo'), pensata dicevo dal protagonista, Sir Hugo Coal, appartenente alla piccola aristocrazia decadente inglese. Fin qui niente di originale. Il fatto è che l'uomo il quale inizia a raccontarti col pensiero la storia del suo maggiordomo, Fledge,  è ormai ridotto a poco più di un vegetale a causa di un ictus. Vegeta sulla sedia a rotelle apparentemente privo di sensibilità e capacità ragionativa. Completamente immobile. L'unica cosa che è in grado di fare è piangere, ma a causa della propria autoeducazione al controllo dei sentimenti (a un uomo non è permesso piangere in pubblico!) non riesce mai a farlo.
E così la storia si dipana piano piano inframmezzata da riflessioni personali non meno importanti (anzi!) dei fatti e delle azioni.
E mentre Fledge, il maggiordomo, 'sale', Sir Hugo Coal 'scende'. Sembra la storia di Dorian Gray alle cui perfide azioni corrispondeva il degrado non del proprio fisico, ma del suo ritratto sul quadro. Qui le azioni di Fledge (vere o immaginate - temute - paventate da Sir Hugo) trasformano la vita di entrambi e al termine del libro Fledge è il 'nuovo' Sir Hugo, e Sir Hugo è alla sua mercé.
Ma "Nil desperandum" è il motto inciso sul camino...

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