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martedì 27 ottobre 2020

Quei venti secondi che a volte fanno la differenza

 Quei venti secondi che a volte fanno la differenza

 

Lo scorso Mercoledì 7 Ottobre, poco dopo le 16, capitandomi di passare davanti ai cancelli della Scuola Elementare Oggioni di Villasanta mi sono soffermata a godermi l’uscita dei bambini e ad ascoltare il loro vocio che si mescolava ai richiami delle mamme, delle nonne, dei nonni e dei pochi papà. 

È tempo di coronavirus. L’epidemia ha cambiato anche l’uscita da scuola. 

Ora, le maestre, brandendo alto il cartello con il nome della classe, guidano la classe fino al cancello dove hanno a disposizione pochi minuti (e quando dico ‘pochi’ intendo veramente pochi; si contano sulle dita di mezza mano) per consegnare i bambini all’adulto venuto a prenderlo. Già, perché i bambini sono piccoli, e le maestre non li lasciano andare finché non riconoscono chi c’è al di là del cancello. 

Pochi minuti, poi é il turno di un’altra classe e lo spazio deve essere lasciato libero.

Me ne stavo ad ammirare la perfetta organizzazione con cui questa Scuola é riuscita a sfruttare gli spazi diversificando i percorsi e i tempi di uscita che richiedono una buona dose di sincronizzazione non solo tra il personale della scuola ma anche tra i genitori che hanno tempi di azione strettissimi soprattutto se hanno più figli da ‘raccogliere’: non tutti gli scolari escono dallo stesso cancello, e allora capita che sia necessario affrettarsi da una parte all’altra dell’edificio ‘trascinandosi’ appresso il primo dei figli prelevato. Ammesso che frequentino la stessa scuola. 

Villasanta aveva un ottimo servizio di aiuto alle famiglie orchestrato dai ‘Nonni civici’ ma, si sa, i nonni di questi tempi sono una categoria protetta. (Ma quanto ci manca il nonno ‘Batti un cinque’ che pure gli adulti obbedivano e dopo sorridevano un po’ di più!) 

Me ne stavo, quindi, a guardare l’allegro scompiglio che si intricava e si scioglieva veloce nel susseguirsi delle classi in uscita, quando davanti a me si è fermata una macchina, la portiera si è spalancata e ne è uscita veloce come il fulmine una donna. ‘Torno subito!’, ha esclamato rivolta a qualcuno dentro la macchina (poi ho visto che era una bambina di 9/10 anni) e ha fatto per catapultarsi verso il cancello della scuola. 

Bene! Siamo arrivati al fatto centrale di tutto il racconto.

Un vigile le si è avvicinato a passi rapidi ammonendola con assoluta severità sia nella voce che nei modi e nel volto che lì, dove aveva lasciato l’auto, non era permesso posteggiare. ‘Solo 20 secondi!’, affannata la donna indica la scuola, ‘ Prendo la bambina e... davvero neanche 20 secondi...’, ma il vigile è irremovibile. Lì non è dato parcheggiare! Poi guardando un’altra macchina posteggiata giusto mezzo metro più avanti, ‘Questa è di un handicappato’, dice quasi a giustificarsi facendo con la mano un gesto come a dire ‘chiudo un occhio...’. 

Da non credere, vero? 

Aggiungo che nessuna delle due macchine intralciava in alcun modo il traffico.

La donna in questione ha un attimo di incredulità, più che di incertezza, poi torna sui suoi passi.

Risale in macchina. 

Mette in moto. 

Mette la freccia.

Aspetta che la strada si liberi (il vigile non fa neppure il tentativo di fermare i mezzi che sopraggiungono). 

Percorre meno di  due metri.

Frena creando alle sue spalle un immediato ingorgo.

Punta il muso dell’auto verso l’unico parcheggio libero che si trova proprio vicino al cancello della scuola.

Fa spostare i parenti che, forse per rispettare la distanza sociale, lo hanno invaso.

Aspetta che anche la donna incinta che sta sopraggiungendo si accorga di lei e si sposti, e finalmente lei e la legge si trovano dalla stessa parte! 

Altro non ho visto, ma immagino l’agitazione sua, e di sua figlia, e della maestra che non la vedevano arrivare. 

Ah! Un ultimo particolare: sul sedile posteriore della macchina ho visto un seggiolino, uno di quelli per bambini piccoli. Vuoi vedere che c’era un terzo figlio da recuperare?

Che tristezza, vero, una storia così?

E allora?

Allora io ho cambiato il finale.

In questo modo:

“... davanti a me si è fermata una macchina, la portiera si è spalancata e ne è uscita veloce come il fulmine una donna. ‘Torno subito!’, ha esclamato rivolta a qualcuno dentro la macchina e ha fatto per catapultarsi verso il cancello della scuola. 

Un vigile le si avvicina a passi rapidi. 

‘Deve prendere un bambino a scuola?’ le chiede con un sorriso. E poi vedendola agitata aggiunge ‘Non si preoccupi, signora! Vada tranquilla! Alla sua bambina e alla sua macchina dò un’occhiata io.’ “


Ecco, una conclusione come questa mi avrebbe allargato il cuore, e la mia giornata si sarebbe conclusa con un filo di speranza e di fiducia in più.


Solo venti secondi! 

A volte sono quelli che fanno la differenza.


Silvana P. 


giovedì 14 maggio 2020

Occcavolo

Occcavolo ! Cosa mi sta capitando stamattina.. Ho strane visioni di me che passo il mio tempo a giocare col pad o forse è il pad che gioca con la mia vita.. Ecco.. visto? È questo che mi fa dire: occcavolo cosa mi sta capitando.. Ste idee strane..
ora aspetto che passi del tipo: ti vien voglia di lavorare? Siediti e aspetta che ti passi!

sabato 2 maggio 2020

c virus maggio

13 maggio ore 19 meno uno

E adesso cosa accadrà? Accadrà che ci si abitua mentalmente al fatto che i vecchi sono i più idonei al virus. Continuare a stare tutti chiusi per proteggerli? Dai! Assurdo! E allora vada come vada... Chi si ammala si ammala. Tipo : chi è sotto è sotto chi tocca tocca... E buoNanotte al secchio... o al vecchio... 

Non credo che manchi molto a questo... Siamo... sono tutti stufi.. 


E un ringiovanimento della popolazione ... dopotutto..  ci sta proprio bene... 

2 maggio ore 18,21

Sfacchinato un po' in giro per casa. 
Ascoltato nuovo libro su Audible.  
L'inizio, intendo, del libro.   
La vita è un cicles della Margherita Oggero 
(https://www.qlibri.it/narrativa-italiana/gialli,-thriller,-horror/la-vita-%C3%A8-un-cicles/) sembra divertente.
Preso il sole.
Entrata in fase silenziosa di vittimismo. 
Aspetto che mi passi.

Qualche giorno dopo e
Ho dormito di sasso fin poco prima delle quattro. Mi son svegliata in ‘buona’ tutto sommato. Ho giocato tranquilla, A un certo punto mi è piombato addosso il peso di tutta sta situazione assurda.. che poi così assurda non è.. ce la siamo proprio andata a cercare a furia di infierire sulla natura... Fatto sta che mi è venuta una micidiale crisi di tristezza con lacrimoni che ho lasciato scendere senza neppure asciugarli.. Ogni tanto mi capita. Poi sto meglio. Come dopo aver partorito: una crisi di pianto liberatorio di tutta la tensione accumulata (è normale reazione allo stress fa parto). Ricordo che c’erano mia mamma e mia sorella maggiore e io che dicevo loro: continuate a parlare..  continuate .., non badate a me.. sto bene.. ho solo bisogno di piangere.. E loro che sapevano bene cosa provavo mi hanno lasciato piangere in santa pace! Ecco... prima più in piccolo ma mi é capitato qualcosa di simile. 


13 maggio ore 19 meno uno

E adesso cosa accadrà? Accadrà che ci si abitua mentalmente al fatto che i vecchi sono i più idonei al virus. Continuare a stare tutti chiusi per proteggerli? Dai! Assurdo! E allora vada come vada... Chi si ammala si ammala. Tipo : chi è sotto è sotto chi tocca tocca... E buoNanotte al secchio... o al vecchio... 

Non credo che manca molto a questo... Siamo... sono tutti stufi.. 

E un ringiovanimento della popolazione ... dopotutto..  ci sta proprio bene... 


sabato 18 aprile 2020

Al tempo del coronavirus mese aprile

18 aprile ore 7,40
Il tempo! É tutta questione del tempo!
Il tempo si é fermato. Si è dilatato. Rarefatto.
Ne hai a disposizione tanto, ma veramente tanto... eppure è come se Improvvisamente diventasse poco o addirittura non esistesse più.
Anche le normali quotidiane operazioni si sono dilatate. Tanto c’è tempo... e allora dormi di più... e al mattino non ti alzi mai... e rimandi... rimandi... rimandi... Ecco ‘rimandi!’ Dopo l’iperattività iniziale scattata al primo impatto con questa strana situazione in cui siamo stati catapultati é subentrata la fase della quiete ‘che tanto ci sarà tempo domani...’
E poi a un certo punto della giornata ti vien voglia di far qualcosa ma ormai è tardi... troppo tardi... è sera... si cena... si chiacchiera in videochiamata con chi non riesci più a vedere direttamenre ed è ora di andare a dormire.
Fa niente... tanto c’é tempo... tanto tempo...

22 aprile ore 7,  40
 Ho dormito di sasso fin poco prima delle quattro. Mi son svegliata in ‘buona’ tutto sommato. Ho giocato tranquilla, A un certo punto mi è piombato addosso il peso di tutta sta situazione assurda.. che poi così assurda non è.. ce la siamo proprio andata a cercare a furia di infierire sulla natura... Fatto sta che mi è venuta una micidiale crisi di tristezza con lacrimoni che ho lasciato scendere senza neppure asciugarli.. Ogni tanto, lo sai, mi capita. Poi sto meglio. Come dopo aver partorito: una crisi di pianto liberatorio di tutta la tensione accumulata (è normale reazione allo stress fa parto). Ricordo che c’erano mia mamma e mua sorella maggiore e io che dicevo loro: continuate a parlare..  continuate .., non badate a me.. sto bene.. ho solo bisogno di piangere.. E loro che sapevano bene cosa provavo mi hanno lasciato piangere in santa pace! Ecco , prima, più in piccolo ma mi é capitato qualcosa di simile. 

26 aprile ore 10,51

Ieri alle 15 dalle strade oltre il giardino ho sentito cantare Bella ciao... che ieri aveva un significato di ‘libertà’ fuor di politica e al di là di ogni celebrazione storica: ieri aveva il sapore della voglia di uscire da questa situazione, ieri aveva il sapore del bisogno di resistere per tornare alla normalità, e di balcone in balcone i gridi le risate e gli applausi urlavano la voglia di stare insieme... Mi è venuto il magone...

domenica 15 marzo 2020

Nell’anno del coronavirus


Venerdi 13 Marzo, Ore 8,42


Inizia un’altra giornata di reclusione forzata. Dalla finestra aperta alla primavera entra in camera un silenzio irreale rotto soltanto dal rumore ovattato di pochissime automobili che passano quasi timide lungo la strada al di là del giardino. 
Non hanno la solita rombante spavalderia. Passano guardinghe. Neppure le lastre smosse del selciato fanno rumore, quelle stesse lastre colpevoli con il loro grido beffardo di tante mie notti insonni. 
Ora ecco il rintoccare della campana della piccola Chiesa di san Maurizio posta sulla sinistra della Piazzetta Santa Margherita in fondo alla breve e stretta via che dal terrazzo mi si para davanti agli occhi al di là del giardino.
Lo strusciare delle grosse spazzole rotanti della macchina che pulisce la strada frammezzato ai rintocchi del campanile mi pare fin strano in questo momento in cui la vita sembra essersi fermata. M

Oggi cosa farò? Ho bisogno di qualcosa di concreto che si possa toccare e vedere. Forse una torta... o forse mi darò da fare con carta colla forbici e creerò un terribile quaderno di incantesimi e magie degno di una strega del passato. Lo farò persino un po’ sbruciacchiato ... le streghe finivano sul rogo... Le mie nipotine ne saranno felici quando sta faccenda finirà... 

È un momento difficile, e bisogna inventarsi qualcosa da fare, qualcosa che tenga impegnata la mente per darle modo di distogliersi e riposare anche se per poco.
Mi manca l’aria aperta del Parco. Quante volte ho detta ‘no’ all’idea di andare a camminare... Troppa fatica... troppo caldo... troppa pigrizia...
Mi manca la palestra dalla quale esco sempre meglio di come entro.
Mi mancano le quattro chiacchiere rubate al tempo sulla porta della palestra.
Le risate con le amiche e gli ammiccamenti complici.
‘Stare in casa’... Cos’è che dà fastidio? Esserne obbligati! Essere privati della libertà di fare ciò che si vuole. Ecco cosa c’è di insopportabile. Stiamo provando sulla nostra pelle il significato ‘perdita della libertà’!


Sabato 14 marzo ore 8,26


Pioggerella leggera. Poco fa è passato su di noi un piccolo temporale. Già... ê quasi primavera... 
Il  caffè ha dato alla mia mente il segnale di svegliarsi e penso a come posso occupare la giornata, oggi. Sistemerò la libreria! Mi sono sempre piaciuti i libri. Quel buon profumo di carta e di inchiostro unito a quel pizzico di odor di polvere che sa di sapienza antica, di cultura, di viaggi nel tempo e nell’anima. E so che in bilico sulla scala di metallo non saprò resistere alla tentazione di sfogliare le pagine non fosse che per sentirne la musica, e mi soffermerò a leggere qualche riga... Solo qualche riga... Solo qualche... Solo qualch... e accoccolata là in alto vicino al soffitto mi perderò ancora una volta nella magia della parola. Il tempo passerà più lieve. 

Versione meno poetica

Piove, porca miseria! Piove come in autunno. Decisamente meglio il temporale di prima con fulmini e tuoni. Era un segnale di vita e il cielo rimbombava che era una meraviglia, Dai, non pensarci e beviti il caffè! Scotta accidenti Che cazzarola faccio oggi? Un bel niente? Seeee... poi a furia di star lì immobile a guardare il soffitto ti viene la gnagnera oltre che il mal di schiena. Inventati qualcosa. Sistemare la libreria? Su e giù per la scala... sposta di qui... sposta di là... e voilá...  fatta un po’ di sana ginnastica. Magari mi vien pure da aprire un libro e mettermi a leggere...  Oddio! Là in alto instabile  sull’ultimo gradino... ODDIO!!! E SE CADO???

 Un’ora dopo
Fatto uno scaffale. Saliti e scesi 6 scalini non so quante volte. I libri erano tutti sossopra e mischiati. Mi basta e avanza. E poi ‘Morte a Venezia’ non c’è. Uffa


Domenica, 15 marzo ore 5 del mattino 


È ancora buio. Dal giardino mi raggiunge il canto del merlo. È finito l’inverno quindi! Canterà fino all’alba. So dove si trova il merlo. Sul ramo più alto del tasso in fondo al giardino. È lì che si mette prima del mattino. Sempre. Al tramonto invece lancia il suo canto al ciel dal colmo del tetto, sul braccio dell’antenna della televisione. Quante volte ho ascoltato la melodia del suo fischiare. 
Ora sento in lontananza altri merli che dai giardini vicini rispondono al ‘mio’ merlo in un concerto di richiami che sono un inno alla vita. Sono tre, e coordinano il canto senza mai sovrapporsi quasi si raccontino l’un l’altro la gioia del nuovo giorno. Un invisibile direttore d’orchestra affida il tema musicale ora a questo ora a quello in un crescendo di trilli flautati, acuti e forti, con brevi suoni più bassi.
Ecco, mentre concentrata scrivevo di loro, hanno pian piano diminuito i gorgheggi. L’alba è vicina. Ora sento gli ultimi suoni, sempre più rari e sottili all’orecchio. È come se sapessero di dover smettere di cantare, ma non volessero.
La sirena di un’ambulanza che si avvicina e si allontana mi riporta alla realtà. Il silenzio della città ê tale che posso seguirne il suono a lungo fin quando ormai molto fievole ne immagino l’arrivo in ospedale.  Quando riporto l’attenzione al giardino, tutto tace. 

Dalle persiane chiuse trapela la prima luce. Inizia un’altra giornata di attesa. 



Lunedi, 16 marzo ore 7,10



Mi sveglio. Ho freddo. Mi rincantuccio sotto le coperte tirandomele bene ma proprio bene fino intorno al collo che non si insinui neppure un sibilo di aria. Un ultimo ritocco  porta il lenzuolo sopra l’orecchia chè quando ho freddo non sopporta la minima frescura. 
‘Bene!’, penso, ‘Oggi che faccio...’ e non mi dò neppure la briga di trovare una risposta. Tanto sarà una noia un po’ angosciata come ieri.
‘Potrei’, mi suggerisco, ‘potrei appendere la bandiera verso strada!’
‘Sarebbe’, cerco di convincermi, ‘sarebbe un bel segnale di solidarietà...’
Poi mi sistemo ancor meglio le coperte tutt’intorno al corpo e chiudo gli occhi cercando il conforto del sonno.




Martedi 17 Marzo , ore 6



Sveglia come un grillo. Non posso tergiversare... corro... mi trascino in bagno per la pipì..
Torno al calduccio delle coperte, ma ormai il sonno è passato. Gioco a Ruzzle e scopro che due della squadra sono svegli al pari mio. Chiacchieriamo tra una partita e l’altra. Scopro che oggi qui c’è il sole. Me lo dice Stefania. Abita a Milano. Buona giornata a tutti!



Venerdì, 20 Marzo ore 8,34



Mi sono svegliata male stamattina. Penso che il merito sia del sogno. Ero in giro, a un certo punto in piazza Treno e Trieste. 
Era giorno. Una scolaresca in gita scolastica. Tutti i ragazzi accalcati gli uni su gli altri attorno al professore.
Io avevo per mano un bambino di 4 o 5 anno che suonava un ocarina o un piccolo flauto.
Sconvolta da quell’ammassamento cercavo il professore per fargli una storia e farli allontanare, ma non lo trovavo e allora ho preso in braccio il bambino e cercavo di allontanarmi ma due ragazze mi seguivano e uggiolavano che bel bambino ... che bel bambino.
Poi ero in una strada più stretta diretta a casa e i bar erano pieno di gente seduta fuori che rideva giocava a carte scherzava e io mi son messo a dir loro a voce alta ‘sgombrate! Disperdetevi! Allargatevi!’ Ma nessuno mi ascoltava..

Ecco, credo che questo sogno mi abbia fatto svegliare con l’angoscia. Quando ho aperto gli occhi avevo mal di stomaco e un’ansia da brivido. Ho avuto come l'impressione che non ne usciremo mai. Che niente sarà piuttosto come prima.
Ho fatto il caffè e son tornata a letto come faccio sempre se posso e adesso posso... posso... Ho fatto due partite a ruzzle contro voglia il che la dice lunga e pian piano mi son calmata un po’
Oggi? Dovrò  trovare qualcosa da fare che mi occupi mani e mente. Lavorerò alla agenda di C.


21 marzo, ore 9


Maledizione... maledizione ai momento in cui ieri sera ho deciso di prendere solo una pastiglia! Quella che io prendo la sera per le gambe senza riposo.
‘Vediamo un po’, mi son detta, ‘proviamo! Magari  ne basta una! Coi tempi che corrono... andare in farmacia...mascherina... mani...’ Un accidenti mi prenda! Mi son dovuta alzare più e più volte. Son finita in cucina a mangiare ovviamente. A volte poi mi addormento dopo il cibo, vero! Ma già non vado in palestra e metto su ciccia anche senza queste incursioni... Ho dovuto ricorrere al valium . Stamattina ho faccia e occhi gonfi. (Mi è venuto il sospetto che sia il valium., Indagherò, Già ho scoperto che mi crea sensibilità al solo..Mamma!!, ma dovevi ereditarmi questo bel regalo!!??)
E come se non bastasse SOGNO! Sogno un sacco. Troppo


22 marzo. Domenica ore 8,20


Apro gli occhi. Tre secondi. Li richiudo. Oggi non affronto niente. Me ne sto qui tutto rincantucciata e aspetto. Aspetto di dimenticarmi di me. Aspetto che il mondo dimentichi.
Non so neanche che giorno è. Cioè, so che è il 22. Ieri era primavera! Ma se sabato o lunedì..no lunedì no .. se no ieri sarebbe stata domenica e NON era domenica! Poi ho guardato il pad e ho visto che OGGI è domenica. Bene. Ci sarà più silenzio del solito.
Non sento sirene. Né vicine né lontane. L’altro giorno mentre cucinavo ho sentito avvicinarsi prepotente una sirena. Ho guardato e sotto le finestre passavano ‘solo’ i pompieri. Bellissimi. Rossi. Luccicanti POMPIERI. Ieri stessa cosa. Sento la sirena. Mi affaccio. Una enorme autoambulanza mi ha tolto il fiato. Non l’ho guardata passare. Ho chiuso in fretta.
Oggi il cielo è nuvolo.

20 minuti più tardi
Poi mi son messa a scorrere il mio blog..Cavolo! Mi piace! Son brava!
A parte questo slancio di bellaggine verso me stessa, mi son soffermata su un video di Celentano di cui ho inserito il link e casualmente (probabile che in seguito abbia cliccato a caso in youtube) ho trovato un altro video: Celenta e Mina. Fantastico



 https://youtu.be/p3TZrdNmdbc



Ore 16

Coro ... da lontano. Va pensiero




Lunedì 23 marzo ore 9,06


Stanotte un vento furioso mi teneva sveglia. Beh, a dirla tutta ero sveglia ‘forzata’ anche per altri due motivi.
1) Ruzzle. Alla una sarebbe finita la sfida settimanale e DOVEVAMO vincere e DOVEVAMO cioè dovevo, gli altri dormivano tutti, tenere a bada i secondi che ci incalzavano. Abbiamo vinto. Ovvio. Quando mi ci metto. Mi ci metto.
2) Spesa on line. Impossibile da giorni trovare uno slot di consegna libero. Ieri avevo letto da qualche parte che è a mezzanotte che la Esselunga mette a disposizione in nuovi slot. Bene. A mezzanotte clicco. Sito in manutenzione. Riprova piuttosto tardi. Bene, ho pensato amleticamente, allora c’è del vero in quanto letto. Ho riprovato per mezz’ora.,  Finalmente la rotellina inizia a girare e il sito si carica di nuovo. Ci siamo, mi son detta. .Spes ultima dea. CICCIA! Gli slot TUTTI OCCUPATI.!!! Anche stamattina.




merc 25 Marzo ore 9,45


Dies infausta quae incipit cum maldestro (very very very molto maldestro) inciampamento et conseguente sversamentulo   my cup  of coffee .... in lectuli camera!!!
Ahhhh! (Gridum doloris!)
Pavimentum et lectum et materassum et  pantopholae  alias appellatae chabattae  et  copertae et, ovvie, lenzuola ... omnia et omnes ...
hercle!!

Gio 26 Marzo ore 6’23


Dormito bene anche se per addormentarmi son dovuta ricorrere al cibo. Fette biscottate. Dopamina. Non va bene ma poi mi addormento.
Oggi? Oggi vorrei poter riaddormentarmi e dormire dormire dormire...

Ps. Ieri ho trovato un slot di consegna libero. Yeeeeesss!!!




Ore 10,47

Sono in piena auto commiserazione. Ahimè

Sabato 28 ore 17,16


Pensieri terribili mi corrono in testa e non riesco a scacciarli. Ma arriveremo alla lotta per il cibo? Gireremo armati per difenderci? Sempre più mi viene in mente Survivors i sopravvissuti.. serie anni 70


Lunedi 30 marzo ore 7,36 di ora legale

Una sola parola stamattina mi viene: uff!!!

Ore 21,46

Ma porca la miseria! Tutti sti sacrifici di reclusione e poi ? Eccola lì la scemata che scopro stasera. Antefatto: stamattina il Peppo è sceso in farmacia e già che  c’era gli ho detto di andare a prendere il pane. Bene. Torna, gli apro il coso della plastica, butta via i guanti, si lava le mani in tre secondi ma pazienza. Ok. Stasera butra ninnso cosa nella plasticace giù una bella spinta con le mani le braccia dentro al secchio della plastica. Poi ‘io grido’ capisci? Io grido! Cavolo! E mica si catapulta a lavarsi quando ‘io grido’ No! Ha da ridire che ‘grido’! Le mani si è degnato di sciacquarle.. E fosse finita qui! Ho scoperto poi che si é fermato anche al bancomat! Ora! Non l’ho visto e quindi unp 0,000001 % lo posso concedere, ma avendo io stamattina sentito due volte la porta di 8 gresso ricostruisco cosi: è uscito una prima volta per il bancomat (bella sana la tastiera!) É tornato su a portare i soldi (tastando la ,maniglia, forse il corrimano, il cassetto della scrivania, du nuovo la maniglia questa vo,ta quella interna, le chiavi , con gli stessi guanti poi è andato per il pane. No comment





domenica 1 marzo 2020

Canto Navajo

Non restare a piangere sulla mia tomba.
Non sono lì, non dormo.
Sono mille venti che soffiano.
Sono la scintilla diamante sulla neve.
Sono la luce del sole sul grano maturo.
Sono la pioggerellina d’autunno.
Quando ti svegli nella quiete del mattino
Sono le stelle che brillano la notte.
Non restare a piangere sulla mia tomba.
Non sono lì, non dormo.
– Canto Navajo –


sabato 22 febbraio 2020

All’ipotetico lettore di M.Guidacci

Margherita Guidacci 1921 - 1992

All'ipotetico lettore


Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa' che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.